Seme selvaggio by Octavia E. Butler & L. Perria

Seme selvaggio by Octavia E. Butler & L. Perria

autore:Octavia E. Butler & L. Perria [Butler, Octavia E. & Perria, L.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science Fiction, Fiction, General, Fantasy Fiction
ISBN: 9788835600411
Google: LdbjAQAACAAJ
editore: MONDADORI
pubblicato: 2012-04-13T21:24:48+00:00


Quando Isaac e Anyanwu rientrarono, Nweke e Doro erano in cucina ad arrostire granturco e bere birra. Il letto era stato rifatto e Nweke era stata rivestita decentemente e ammonita a non mostrare nemmeno un apparenza di sfrontatezza. «Lascia che vada in collera con me» le aveva detto Doro «non con te. Non dire nulla.»

«Non so che pensare di lei, ora» aveva osservato Nweke. «Le mie sorelle mormoravano che non potevamo averti a causa sua. A volte la odiavo. Pensavo che volesse tenerti per sé.»

«Ed era così?»

«...No.» Gli aveva lanciato un'occhiata incerta. «Credo che tentasse di proteggerci da te. Pensava che ne avessimo bisogno.» Nweke rabbrividì. «Che cosa proverà per me, adesso?»

Doro non lo sapeva, e non intendeva andarsene senza averlo prima scoperto. Finché non avesse potuto constatare che, per quanta collera Anyanwu provasse, non avrebbe fatto del male alla figlia.

«Forse non se ne accorgerà» aveva detto la ragazza speranzosa.

Era stato allora che Doro l'aveva portata in cucina per indagare sullo stufato che Anyanwu aveva lasciato cuocere a fuoco basso e sul pane incustodito nella teglia, caldo e soffice, ben cotto sul carbone. Avevano apparecchiato la tavola, poi Nweke aveva suggerito birra e granturco soffiato. Doro aveva accettato, assecondandola, sperando che si rilassasse e non si preoccupasse all'idea di affrontare la madre. Sembrava calma e soddisfatta quando Isaac e Anyanwu entrarono, ma evitò gli occhi della madre. Abbassò lo sguardo sul boccale di birra.

Doro vide Anyanwu accigliarsi, la vide avvicinarsi a Nweke e prenderle fra le dita il piccolo mento per sollevarlo in modo da vedere gli occhi spaventati della ragazza.

— Ti senti bene? — chiese a Nweke nella sua lingua. Ormai parlava perfettamente l'inglese, oltre all'olandese e a qualche parola di alcuni dialetti indiani e africani, ma in casa con i figli parlava spesso come se non si fosse mai allontanata dal suo paese. Non voleva adottare un nome europeo o chiamare i figli con nomi europei, anche se aveva accettato di dare loro dei nomi in quelle lingue, dietro insistenza di Doro. I figli sapevano parlare e capire la sua lingua come lei. Anche Isaac, dopo tanti anni, sapeva capirla e parlarla abbastanza bene. Senza dubbio, percepiva con la stessa chiarezza di Doro e Nweke la cautela e la tensione nella domanda sommessa di Anyanwu.

Nweke non rispose. Spaventata, lanciò un'occhiata a Doro. Anyanwu seguì la direzione dello sguardo e i suoi occhi limpidi e luminosi come quelli di un bambino assunsero un'espressione di assurda ferocia. Non disse niente. Si limitò a fissare con crescente comprensione. Doro affrontò il suo sguardo con calma finché lei si girò a guardare la figlia.

— Nweke, piccola mia, ti senti bene? — ripeté lei con insistenza.

Qualcosa accadde nell'animo di Nweke. Prese le mani di Anyanwu fra le sue, le tenne strette per un momento, sorridendo. Infine rise forte. Una risata entusiasta da bambina, senza neanche una punta di falsità o di risentimento. — Sto bene — rispose. — Fino a questo momento non sapevo quanto. È tanto tempo che non sento più voci, niente che mi attiri o che mi faccia soffrire.



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